VISITARE GRADISCA

Gradisca è una realtà complessa, che si può comprendere solo attraverso un'attenta osservazione. La città ha molte facce ed è difficile stabilire quale sia la più interessante. Non si può conoscerla ed apprezzarla visitandola in fretta. Qui cerchiamo di mettere in risalto almeno le dieci cose che non si possono perdere. Gironzolando per la città come un turista, nemmeno tanto bravo a fare le fotografie...

1. La Porta Nuova (antica Porta d'Alemagna)
Entrando nel centro storico da questo lato, anche se un po'nascosto, si coglie con immediatezza la fisionomia originaria della città-fortezza e il fascino unico della sua storia. A sinistra e a destra i torrioni di San Giorgio e della Campana ricordano l'enorme sforzo fatto dalla Repubblica di Venezia per difendere il territorio dagli assalti turchi; al centro la Porta cittadina rimaneggiata dagli austriaci e sovrastata dall'aquila bicipite, richiama i quattro secoli in cui questa località è stata un insediamento militare dell'impero degli Asburgo.


2. Via Battisti: la Casa dei Provveditori Veneti e la Loggia dei Mercanti
Lasciata la Porta Nuova alle spalle (e alla sinistra il busto di Leonardo da Vinci, consulente della Repubblica per lo studio di nuove barriere difensive contro i Turchi) si imbocca una via stretta e lunga (infatti un tempo era chiamata la Via Lunga) che col suo andamento leggermente curvo segue la linea del muro settentrionale. Le case allineate lungo i due lati ricordano che le costruzioni gradiscane dovevano svilupparsi soprattutto orizzontalmente per non superare l'altezza della cinta. Tra tante case rimaneggiate spiccano alcuni palazzi e palazzetti di notevole dignità architettonica, da Casa Toscani, subito a destra della porta a Palazzo Lottieri, dal balcone sagomato in pietra.
Ma i due edifici più significativi si trovano all'angolo con la via Dante: la Casa dei Provveditori Veneti è il più antico edificio civile dell'epoca veneta, costruito alla fine del Quattrocento (oggi ospita l'Enoteca Serenissima) e caratterizzato da uno spigolo rinforzato a barbacane; la Loggia dei Mercanti (1688) risale invece all'epoca in cui Gradisca era il capoluogo di una Contea principesca governata dai principi stiriani Eggenberg e, grazie al Capitano Francesco Ulderico della Torre, furono costruiti diversi edifici ad uso pubblico.

La Casa dei Provveditori Veneti (1483) vista dalla Loggia dei Mercanti (1688)


3. Via Dante: il Monte di Pietà
Durante il governo dei principi Eggenberg fu costruito anche il Monte di Pietà (1671) che doveva servire a contenere il fenomeno dell'usura praticata dagli ebrei a danno dei cittadini poveri. Il palazzo presenta una fisionomia molto elegante, con il gruppo scultoreo della Pietà inserito al centro della facciata e aggraziate cornici di pietra intorno alle finestre. Il vano d'ingresso ospita una bella scala e una statua a grandezza naturale di Francesco Ulderico della Torre morto nel 1695.



4. Via Bergamas: Il Duomo dei Santi Pietro e Paolo
L'attuale fisionomia del Duomo risale ai secoli XVII e XVIII, ma qui c'era sicuramente una chiesa precedente, addirittura di epoca longobarda. Benché stretta in uno spazio angusto, la facciata (1752) ha una sua imponenza e si può definire pienamente barocca. Di grande interesse, all'interno, la tomba di Nicolo II della Torre, capitano della città morto nel 1559, collocato nella cappella laterale dedicata a Sant'Anna, dove merita alzare lo sguardo sulla bella decorazione a stucco del soffitto.


5. Via Bergamas: Palazzo Comelli Stuckenfeld
A poca distanza dal Duomo si erge in tutta la sua imponenza il Palazzo de Comelli Stuckenfeld, residenza seicentesca di una famiglia ragguardevole che aveva avuto tra i suoi membri capi militari, dignitari di corte e, nell'Ottocento un personaggio di valore come Federico de Comelli (1826-1892), ingegnere, giornalista, scrittore e patriota votato alla causa dell'irredentismo. La facciata severa e abbellita solo da pochi elementi decorativi esprime pienamente lo stile sobrio dell'edilizia nobile gradiscana caratterizzata, comunque, da eleganza e funzionalità.


6. Via Ciotti: Palazzo Torriani e Chiesa dell'Addolorata
Via Ciotti e la prima delle quattro "rughe" (come si chiamavano quando Gradisca era una fortezza veneta) tra cui si distribuisce il centro storico, ed è anche la più animata e la più ricca di palazzi architettonicamente interessanti. Quello più spettacolare è Palazzo Torriani, ora sede del Municipio. Assunse questa fisionomia, sulla base di case preesistenti, tra Seicento e Settecento. A volerne fare una piccola reggia fu Francesco Ulderico della Torre, che voleva dare alla città un tono principesco coerentemente con la condizione di capitale di un piccolo stato.
A dare all'edificio un carattere spiccatamente palladiano forse fu il legame profondo che il della Torre ebbe con la Repubblica di Venezia per gli incarichi diplomatici che svolse per conto dell'Imperatore.
Palazzo Torriani occupa un intero isolato, che include anche il Duomo, e sul retro si apre con un maestoso loggiato in un bellissimo cortile.
La Chiesa dell'Addolorata che, assieme a Palazzo Torriani forma uno dei siti più suggestivi del centro storico, risale invece alle origini di Gradisca, quando la Repubblica di Venezia, assieme alla guarnigione militare, insediò anche un certo numero di civili. La cura delle anime fu affidata ai Padri Serviti che ebbero a disposizione dal 1481 questa chiesa.


7. Via Ciotti: Palazzo Strassoldo e Palazzo de Fin Patuna
La dimora della famiglia Strassoldo, un antico casato della bassa pianura friulana con proprietà in molte zone della Contea, e diverse figure illustri di comandanti militari e di autorevoli esponenti politici tra i suoi membri, è una delle più antiche tra le costruzioni che nel Seicento fecero diventare Gradisca una città residenziale. Probabilmente fu costruità già nella seconda metà del Cinquecento. Piuttosto grande, ha un aspetto monumentale e, come già sottolineato per il più tardo Palazzo de Comelli (che probabilmente deriva dal modello fissato proprio da Palazzo Strassoldo) associa la sobrietà dell'insieme con la cura del dettaglio, come si può vedere nella raffinata lavorazione delle cornici e delle mensole delle finestre e nel semplice portale appoggiato ai due leoni stilofori.
Palazzo de Fin Patuna, invece, rappresenta la svolta settecentesca, vagamente rococò, dell'architettura gradiscana. Una forma allungata e finiture molto aggraziate caratterizzano questa nobile residenza, anch'essa abitata (fino ai nostri giorni) dagli eredi di una illustre famiglia di lontana origine greca. In questo palazzo si tramanda che abbia dormito Napoleone Bonaparte durante la campagna d'Italia nel 1797.


8. Piazza Unità d'Italia: la Spianata
Si chiamava "Spianata" perché l'enorme spazio occupato, in parte, dalla piazza vera e propria e, in parte, da un bellissimo parco, deriva dall'abbattimento del lato meridionale delle vecchie mura venete, ordinato nel 1855 dagli Austriaci per consentire lo sviluppo dell'abitato di Gradisca in un'epoca in cui la fortezza aveva perso ogni funzione difensiva e lo stesso Castello era adibito ormai da tempo a carcere. Al posto dei bastioni, "spianati" appunto, si creò un'oasi verde che ancora oggi costituisce una delle maggiori attrattive della città, per le sue piante, i suoi monumenti, e i suoi caffè dove è bello sostare d'estate all'ombra degli ippocastani.


9. Le mura e il Castello verso il fiume
La fortezza veneta di Gradisca, completata nel 1499, aveva una forma approssimativamente pentagonale. La punta di questo pentagono, rappresentata da un torrione costruito a ridosso del corso dell'Isonzo, chiamato il "Torrione della Marcella", è ancora percorribile in un itinerario piuttosto suggestivo che include anche la vista dall'esterno del massiccio Castello cinquecentesco costruito dopo la conquista da parte degli Austriaci (1511).


10. L'Isonzo 
Infine non si può lasciare Gradisca senza avere visto il fiume da cui prende una parte del suo nome. Associato alle più dolorose vicende della prima guerra mondiale (le "dodici battaglie dell'Isonzo" combattute sulle vicine alture carsiche tra il 1915 e il 1917), chiamato "il fiume più bello d'Europa" per la trasparenza e il colore turchese della sua acqua, cantato da Ungaretti ("Questo è l'Isonzo/E qui meglio mi sono riconosciuto/Una docile fibra/Dell'Universo") merita uno sguardo dal ponte che collega Gradisca alla località di Poggioterzarmata e al vicino altopiano.


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